L’accordo quadro, sottoscritto lo scorso 25 settembre tra Regione e Comune, prevede l’erogazione complessiva di 600mila euro, suddivisi in 400mila euro nel 2025 e 200mila euro nel 2026, destinati a finanziare l’intervento di restauro e riqualificazione dell’ala Nord-est dell’edificio, costituita da unità immobiliari in stato di abbandono che appartenevano a dei privati e che il Comune sta acquisendo con l’obiettivo di evitare il degrado architettonico strutturale del Palazzo, ampliare gli uffici comunali e restituire alla comunità un bene di grande valore storico e architettonico.I primi segni di degrado della porzione di palazzo che sarà oggetto dell’intervento risultano evidenti già a partire dagli anni 2000, con il crollo di un controsoffitto che cadendo su un solaio, ne ha provocato la rottura. La situazione si è aggravata nel 2024 tanto che l’amministrazione comunale ha dovuto emettere tre ordinanze nei confronti delle proprietà private al fine di salvaguardare la pubblica incolumità. Alcuni proprietari alla luce dei fatti hanno proposto all’Amministrazione l’acquisizione delle unità immobiliari.
Per far fronte a questa emergenza, e contemporaneamente rispondere all’esigenza di nuovi spazi per gli uffici comunali, l’Amministrazione comunale nei mesi scorsi ha avviato un percorso di acquisizione degli immobili: le prime due unità sono state acquistate tramite atti di compravendita, mentre per la terza, particolarmente ampia e situata al primo piano, si è reso necessario procedere con l’esproprio a causa dell’irreperibilità del proprietario.
Parallelamente, il Comune ha approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica, che costituisce la prima fase del processo di recupero e ha chiesto il sostegno alla Regione, la quale ha recepito la richiesta concedendo il corposo contributo di 600.000 €.
In questi giorni è stato stipulato l’accordo di programma tra sindaco e presidente della Regione, per definire modalità di erogazione e di rendicontazione. L’approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica ha permesso all’Amministrazione di chiedere contributi aggiuntivi al Ministero della Cultura.